Negli ultimi tempi le cellule CAR-T sono in fase di sperimentazione anche per alcuni tumori solidi. Uno di questi è il neuroblastoma, il più comune tumore solido extracranico dell'infanzia, responsabile dell'11% di tutti i decessi per cancro nella popolazione pediatrica [1]. Circa un neuroblastoma su tre prende origine a livello delle ghiandole surrenali, uno su quattro si sviluppa nei gangli nervosi presenti nell'addome e la maggior parte dei casi, rimanenti nei gangli, lungo la colonna vertebrale, a livello del collo e del torace o a livello pelvico [2].
Nel 40% dei casi in cui la malattia si presenta in fase metastatica purtroppo non si riesce a intervenire con successo. Non solo, in alcuni casi può capitare che la malattia non risponda alle cure standard, soprattutto se si tratta di una recidiva [3]. Ed è proprio in questi casi che vengono utilizzate le cellule CAR-T specifiche per questo tipo di neoplasia. Secondo quanto citato da Del Bufalo et al., infatti, la terapia con cellule T del recettore dell'antigene chimerico (CAR) promette di migliorare i risultati per i bambini con tumori solidi ricorrenti e/o refrattari e ha il potenziale per ridurre le complicanze del trattamento per tutti i pazienti [4].