Mentre l’immunoterapia ha avuto un ruolo cruciale nell’ultimo decennio nel trattamento delle patologie linfoproliferative e dei tumori solidi, non ha trovato la stessa fortuna per la cura della leucemia acuta mieloide (AML). Questo è principalmente dovuto alla mancanza di un target ubiquitario e specifico per cellule di AML. Anche nel contesto CAR-T gli sviluppi per il trattamento della AML sono ancora in fase precoce rispetto a quanto prodotto nell’ambito dei disordini linfoidi.
Nel volume di Blood pubblicato all’inizio di marzo 2020, He X et al hanno descritto un costrutto CAR-T molto promettente per il trattamento della AML.
Attraverso una tecnica cosiddetta STAR (Sequentially Tumor-Selected Antibody and Antigen Retrieval) sono stati selezionati dei “nanobodies” (anticorpi di piccole dimensioni costituiti da sola catena pesante a singolo dominio) in grado di targettare vari epitopi e corrispettivi antigeni di superficie di cellule leucemiche non precedentemente noti. Nello specifico il nanobody Nb 157, in grado di legare selettivamente l’antigene CD13, è stato utilizzato per generare CAR-T anti CD13 le quali hanno mostrato elevata efficacia nell’eradicazione di cellule AML in vitro ed in vivo a fronte però di un’eccessiva tossicità dovuta all’ubiquitarietà dell’antigene CD13, espresso sia dalle cellule leucemiche che dalle cellule del compartimento staminale emopoietico, dai monociti maturi nonché da cellule epiteliali di colon e rene.
He X et al hanno così sviluppato un prodotto CAR-T bispecifico diretto contro l’antigene CD13 e TIM3 - marcatore prevalentemente espresso su cellule leucemiche - caratterizzato da una maggiore selettività per cellule AML e minor tossicità midollare e d’organo evidenziata su modelli murini. Questo studio potrebbe porre le basi per un approccio CAR-T efficace nella cura della leucemia acuta mieloide.